L'intera famiglia dei canidi a cui fa parte il pastore tedesco, per ciò che riguarda le classificazioni geologiche, viene incluso nell' ordine dei carnivori: da questa catalogazione si può facilmente dedurre l'importanza che assume, nell'alimentazione del cane, l'apporto di proteine di origine animale.
Tuttavia un'approfondita osservazione del processo naturale di acquisizione di nutrimento attraverso la predazione evidenzia come anche nella dieta dei canidi vi sia una certa attenzione verso una gamma di alimenti piuttosto ampia. La preda uccisa, infatti, tanto nel caso di una alce che in quella di un misero topolino, è fonte di un'ampia varietà di alimenti che arriva a comprendere non poche sostanze di origine vegetale.
I predatori carnivori non limitano la propria attenzione ai tessuti muscolari degli animali uccisi ma includono nella propria dieta molto importanti sostanze nutritive, ricche sia di vitamine che di carboidrati, e sono contenute tanto nello stomaco che negli intestini.
Numerosi sali minerali, inoltre, vengono assunti attraverso il sangue, le ossa e gli organi interni, che hanno anche un elevato valore nutritivo.
Gli antenati del cane pastore tedesco avevano, dunque, una dieta piuttosto varia; e’ da rilevare, tuttavia, che non di rado i canidi selvatici si alimentavano spinti da un impulso motivazionale che induceva ad associare lo stimolo della fame l'attività di caccia. In alcuni casi, infatti, i canidi selvatici potevano dimostrarsi, in assenza di contesti che consentono la predazione, piuttosto svogliati nei confronti del cibo ed è molto probabile che una certa adattabilità alimentare abbia potuto rappresentare un fondamentale parametro selettivo nelle prime fasi della domesticazione.
Poco per volta il cane domestico è così diventato di fatto pigro, anche se in realtà, nonostante la lunga convivenza con l'uomo, che dura ormai da innumerevoli generazioni non si sono verificate sostanziali modificazioni di tipo funzionale nei vari organi collegati alla nutrizione.
L'apparato digestivo del cane
Dal tempo in cui i progenitori selvatici cacciavano nella foresta a oggi le abitudini alimentari dei cani sono considerevolmente cambiate. Più di 10000 anni vissuti a contatto con l'uomo hanno enormemente ampliato la gamma di alimenti verso cui il cane rivolge la propria attenzione; tuttavia, nonostante i considerevoli effetti della domesticazione anche sul piano morfologico, fino a oggi non si sono verificate sostanziali variazioni dell'apparato digerente, che si presenta tuttora molto simile a quello del carnivoro primitivo e per molti aspetti diverso da quello della specie umana. Al contrario dell'uomo, infatti, il cane non possiede alcuni enzimi, contenuti nel liquido salivare, in grado di dare inizio, già a livello della masticazione, a un processo pre digestivo che interessa gli amidi, importanti carboidrati; Questi elementi, dunque, possono essere digeriti dai cani solo se gli alimenti vengono cotti.
Inoltre nel cane la struttura dell'apparato intestinale (all'interno del quale avviene il delicato processo di scomposizione attraverso il quale carboidrati, proteine e grassi vengono ridotti a sostanze a basso peso molecolare) sostanzialmente diversa da quella dell'uomo; essa è infatti una ridotta capacità di gestione batterica, che è essenziale per l'utilizzazione di varie sostanze contenute nelle verdure.
Per i cani, quindi, molti alimenti di origine vegetale svolgono la funzione di stimolatori della perilstasi intestinale, ma hanno, al contrario di quanto avviene per l'uomo, un valore nutrizionale estremamente ridotto.
L’intestino del cane, inoltre, è piuttosto breve e il transito intestinale avviene rapidamente, in un ambiente in cui il corredo enzimatico consente ( come quello della bocca) solo una limitata capacità di scindere gli amidi, rendendo così molto spesso difficile la gestione dei cereali non cotti.
Per contro il corredo enzimatico del cane si dimostra molto efficiente nella digestione delle proteine, grazie anche a un succo gastrico molto ricco di pepsina, in grado quindi di dissociare rapidamente il tessuto congiuntivo e le fibre muscolari.
Non bisogna dunque dimenticare che ancora oggi, dopo millenni, il cane domestico rimane un carnivoro, capace di apprezzare alimenti di varia natura ma anche bisognoso di diete che siano in grado di fornire l'insostituibile apporto proteico di cui ha bisogno.
Consigli pratici
Come già si è evidenziato, le differenza tra l'apparato digestivo del cane e quello dell'uomo sono numerose e piuttosto significative: e quindi sicuramente preferibile nutrire il cane con dei pasti adatti al suo organismo piuttosto che somministrargli alimenti presenti sulla nostra tavola. Le esigenze dell'animale sono, tutto sommato, abbastanza facili da soddisfare, anche se una certa attenzione deve essere riservata a quegli elementi che sono in grado di fornire, con un rapporto equilibrato, gli elementi nutrizionali di cui l'animale hai bisogno.
Tra questi, in primo luogo, c'è la carne, che può essere sia di bovino che di pollo e che può essere somministrata sia cruda che cotta, in quantità che possono variare a seconda dell'età dell'animale e dello sforzo a cui esso è sottoposto. E’ questo il principale veicolo delle proteine, che comunque possono essere assunte anche attraverso il pesce, le uova e, allorché facilmente tollerato, il latte. Quest'ultimo può venire somministrato anche in quantità relativamente considerevoli, tenendo comunque conto che da molti soggetti adulti viene mal digerito per carenza dello specifico enzima lattasi.
Se la carne fornisce un importante apporto proteico di cui il cane ha bisogno, il fabbisogno energetico, che allo stato selvatico viene in buona parte soddisfatto dai grassi animali presenti nelle prede uccise, nella normale alimentazione generalmente dai carboidrati di origine vegetale, particolarmente abbondanti in molti cereali, che a loro volta possono essere forniti sotto diverse forme.
Pane secco, pasta e riso ( entrambi ben cotti) si dimostrano così ottimi alimenti, in grado di fornire un buon apporto glucidico, anche se un ideale tasso di digeribilità si può trovare in quei fiocchi di cereali che abbiano subito un trattamento di cottura atto a rendere utilizzabili gli amidi. I cereali vengono generalmente presentati sotto forma di fioccati oppure di pellets e non di rado entrano a far parte di miscele comprendenti altri elementi di origine vegetale in grado di fornire la cosiddetta fibra grezza, di scarso contenuto energetico ma importante e regolatrice della peristalsi intestinale.
A fianco di questi prodotti fioccati, a base di miscele di alimenti di origine vegetale, non pochi produttori propongono i cosiddetti mangimi completi, composti da una gamma di alimenti in grado di soddisfare l'intero fabbisogno nutritivo del cane.
L'alimentazione del cucciolo
La prima forma di interazione istintiva tra il cucciolo e l'ambiente circostante è costituita dalla ricerca del nutrimento: già pochi istanti dopo la nascita un cosiddetto “schema fisso di azione” spinge il neonato verso il capezzolo materno.
Quest'ultimo rappresenterà per lui L'essenziale Fonte nutrimento per un periodo relativamente lungo (circa 20 giorni), dopo il quale avrà inizio la delicata fase dello svezzamento, durante la quale allo stato selvatico, la madre stessa offre i suoi piccoli cibo semi digerito, rimettendo il contenuto del proprio stomaco.
Tra i cuccioli domestici il passaggio dal latte materno alla ciotola deve venire in modo piuttosto graduale: le poppate devono essere integrate da piccole dosi di cibo a base di carne finemente frullata, latte e tuorlo d'uovo.
Nei primi tempi il cibo deve essere somministrato a piccole dosi (come degli assaggi) è solo verso il 30° giorno di età ai cuccioli potranno essere proposti dei veri pasti, sempre a base di stessi alimenti che progressivamente verranno arricchite da riso, pasta o cereali fioccati.
A 40 giorni di età i pasti, già una buona componente di carboidrati, devono essere piuttosto frequenti (3 al giorno) che soltanto verso i 2 mesi si può passare ai due pasti quotidiani, che andrebbero mantenuti per tutta la fase più impegnativa deve accrescimento, fino agli otto mesi.
Durante questo periodo il fabbisogno proteico è piuttosto consistente e una certa attenzione dovrebbe essere rivolta non solo alle quantità, peraltro non eccessive, di alimento proteico, ma anche alla qualità di questo. Molti allevatori ritengono che rassicuranti risultati in campo nutrizionale, per ciò che riguarda i cuccioli, possono essere ottenuti con schemi alimentari che, fino all'età di 5 mesi, sono in grado di comprendere un'ampia gamma di alimenti proteici freschi, non solo di elevato valore nutrizionale, ma anche molto digeribili e appetibili.
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